Iniziativa della Comunità di Sant’Egidio di Isernia per promuovere il progetto dei corridoi umanitari.
In che modo possiamo noi sostenere le difficoltà degli altri, di fronte ai tanti migranti morti in mare, alle tante storie di dolore che abbiamo conosciuto? Come farsi “prossimo” oggi, essere samaritani nella concretezza, senza troppe mediazioni virtuali? Come prendersi cura dello straniero? Come riconoscere una dignità nella vita del profugo, del rifugiato che merita compassione e richiede misericordia? Come risanare le condizioni di ingiustizia del fratello povero e oppresso?
Non dipende tutto da noi, non siamo soli. La Parola di Dio che è “lampada ai nostri passi“, è luce sulle nostre e altrui difficoltà. Condividere le nostre esperienze con uno sguardo di fede ci aiuta qui e ora a camminare sulla via della vita e a scommettere sulla solidarietà.
Non siamo soli: tanti incontri, tante persone abbiamo incrociato che ci hanno dato una mano, gente buona e generosa, che ci ha incoraggiato ad allargare i nostri orizzonti, ha alimentato le nostre speranze e i nostri sogni.
Camminare con la Comunità di Sant’Egidio ci ha fatto scoprire che vicino ci sono i poveri, persone sole e vulnerabili: anziani, bambini, disabili, stranieri, rifugiati che hanno bisogno di noi, stanno male, umanità ferita, vittime della guerra e degli abusi. Vedere l’altro ci colloca nella realtà, ci apre gli occhi e il cuore, ci fa uscire da noi stessi e ci spinge di speranza in speranza a moltiplicare le energie per aiutare il fratello.
E allora che fare? Far parte di una comunità, nell’anno della festa dei suoi 50 anni, ci ha stimolato afare il poco bene che si può subito, ad uscire, a conoscere, ad ascoltare la voce dei dimenticati in un campo profughi.
L’iniziativa all’insegna della solidarietà e del servizio realizzata il 22 settembre scorso vuole accompagnare il presente con le sue sfide, per appassionarci con i segni dei tempi che ci invia, agendo in modo semplice e operoso e scoprire che una società più giusta è possibile anzi la possiamo costruire già oggi con la fatica e il lavoro di ogni giorno.
Ci siamo lasciati coinvolgere dalla testimonianza di Kamira, giovane profuga siriana proveniente da Damasco, che ci ha raccontato dei dolori, delle prove e delle angosce della sua numerosa famiglia ed ora, grazie al progetto dei corridoi umanitari, ha ripreso gli studi, frequenta l’università di Napoli, sorride alla vita, guarda il futuro con speranza.
E’ con questo atteggiamento che il coinvolgimento attivo nella costruzione di un presente concreto diventa realtà ed è fattibile. E, creando spazi di incontro, sperimentiamo che il Vangelo di Gesù può giungere nel profondo della nostra vita e ci riserva tempi larghi e generosi: la “globalizzazione della solidarietà” diventa una realtà quando costruiamo ponti, riconosciamo l’altro, portiamo i pesi gli uni degli altri, stringiamo relazioni, saniamo ferite.
Ci siamo chiesti se è possibile evitare la morte in mare di migliaia di persone, tra cui molti bambini. Se è possibile impedire lo sfruttamento dei trafficanti senza scrupoli che fanno affari con chi fugge dalle guerre.
La risposta l’abbiamo avuta da Francesco Dandolo, professore dell’Università “Federico II”, responsabile della scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio di Napoli.
Ci ha spiegato il Progetto pilota dei Corridoi Umanitari, che non rappresenta solo un gesto umanitario ma con reti di volontari coinvolge in modo positivo tanti, apre non solo all’accoglienza improduttiva ma investe sull’integrazione dei profughi: si insegna loro l’italiano, i bambini frequentano la scuola, si aiutano persone a cercare un lavoro. E’ uno strumento che rende possibile un viaggio e un ingresso in Italia e in Europa sicuro e legale, un’accoglienza dignitosa di piccoli nuclei in strutture o case a carico dei gruppi di famiglie, parrocchie, associazioni del nostro paese.Dal 2016 ad oggi sono arrivate circa duemila persone in condizioni di vulnerabilità: famiglie, donne sole con bambini, anziani e malati provenienti dal Corno d’Africa o siriani in fuga dalla guerra.
E qui, ad Isernia, noi cosa possiamo fare per sostenere i corridoi umanitari? Nel nostro piccolo abbiamo organizzato un mercatino vintage allestito nei locali adiacenti la chiesa di san Pietro Celestino, uno spazio aperto a tutti, con oggetti di qualità, vestiti, accessori, ricami, ceramiche, esempio di quell’ecologia integrale, per il riuso sostenibile contro la cultura dello scarto, ponte tra vecchio e nuovo, tra ricchi e poveri. Ogni oggetto, con un pò di fantasia, ha trovato una nuova vita e un nuovo valore nella solidarietà e ha contribuito al sostegno dei corridoi umanitari: la generosità di chi ha donato e i tanti amici che hanno sostenuto l’iniziativa ci incoraggia.
L’occasione del mercatino è stata anche propizia per presentare il francobollo speciale per il senso civico emesso per il cinquantenario della Comunità di Sant’Egidio.
Non basta parlare dei migranti, ma si può mettere in pratica, con piccoli passi, l’accoglienza incisiva e capace di proteggere.
La convivialità e la condivisione poi dell’aperitivo solidale si è trasformata in una vera festa con la splendida voce di Anya Caroselli, giovane isernina universitaria di medicina alla Cattolica, che ha incontrato a Roma la Comunità di Sant’Egidio.
Oggi sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la gioia di vivere insieme, di incontrarci, di partecipare, di uscire da noi stessi per unirci agli altri: la gioia del Vangelo riempie il cuore e faprogredire il bene.