Lo Stemma
S.E. Mons. Camillo CIBOTTI
Il Motto
Per il proprio motto, Monsignor Cibotti ha scelto le parole: ”NON TIBI SIT GRAVE DICERE MATER AVE” (“Non ti sia di peso dire Ave Maria”, ovvero “Non ti stancare di invocare Maria”). Si tratta di un’espressione coniata per la prima volta da papa Alessandro III (1177) che la fece incidere sull'architrave del portico della “Calle del Perdon” a Venezia, dopo essere scampato alla persecuzione dell’imperatore Federico Barbarossa e aver trovato rifugio in tale luogo e protezione in tale preghiera.
Al Vescovo è particolarmente cara, perché è riportata nella tela che raffigura Santa Maria dei Miracoli, venerata nell'omonima Basilica Santuario a Casalbordino, alla quale Egli ha voluto affidarsi in ogni circostanza della propria vita ed in particolare in questa.
Interpretazione dello stemma
Lo scudo di Monsignor Camillo Cibotti è diviso in due sezioni.
La parte superiore presenta simboli che esprimono la dimensione mariana del ministero episcopale del Vescovo.
Nel Posto d’Onore (ovvero in alto) splende il monogramma del nome di Maria, a sottolineare la presenza discreta ma significativa della Madonna nella vita di ogni fedele e la necessità di invocarLa incessantemente, in particolare attraverso la preghiera del Rosario, ”catena dolce che ci rannoda a Dio”.
Alla Madre di Gesù il Vescovo vuole affidare il suo servizio pastorale.
Maria, invocata con le stesse parole dell’angelo Gabriele, è Madre della Chiesa e viene in aiuto in ogni evento, perché “onnipotente per grazia” (cfr. Supplica alla Regina del SS. Rosario di Pompei).
Tutt’intorno al monogramma compare la corona di dodici stelle: è il simbolo della vittoria della donna vestita di sole sul drago (cfr. Ap 12,1-3); è il simbolo della pienezza che viene data da Dio ed è consegnata a tutto il popolo (dodici sono le tribù di Giacobbe) e a chiunque è discepolo (dodici sono gli apostoli); è il simbolo dell’unione tra ciò che è divino e ciò che è umano (il numero dodici è anche il risultato della moltiplicazione del tre, numero della divinità, con il quattro, numero dell’umanità).
Maria, coronata di stelle, Regina delle vittorie, pienezza di Israele e discepola di Cristo, è modello della Chiesa e di ogni chiamato (cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXV Giornata Mondiale delle Vocazioni, 1987).
Monsignor Cibotti ha sperimentato tutto questo. Egli, infatti, ha visto nascere e crescere la propria vocazione al sacerdozio “tra le braccia della più tenera delle madri”, Santa Maria dei Miracoli, venerata con particolare devozione a Casalbordino, dove Ella è apparsa l’11 Giugno del 1576.
La parte inferiore dello scudo racchiude le radici umane del Vescovo e esprime il forte legame con la sua città natale, poiché riporta lo stemma del comune di origine.
Nel Cuore (ovvero al centro) viene rappresentato un albero, probabilmente un melograno, vista la molteplicità dei frutti vermigli. Sebbene esso nella Bibbia venga ad assumere molteplici significati (fecondità, abbondanza, immortalità), in questo caso esso vuole essere simbolo dell’unità della Chiesa nella molteplicità dei carismi.
Maria, invocata come Albero della vera vita e Vergine Madre dell’unità fa’ di tutti gli uomini “l’unico popolo della nuova alleanza” (cfr. Messa di Maria Vergine Madre dell’unità, Colletta) ed è perciò “icona purissima” della Chiesa (Evangelii Gaudium, 288).
Ai fianchi (ovvero ai lati) vi sono due leoni affrontati.
Si tratta di animali largamente utilizzati nella tradizione araldica e qui impiegati con un particolare significato.
Da un lato essi vogliono essere immagine della forza esercitata da Dio a difesa del suo popolo: “Come per la sua preda ruggisce il leone…, così scenderà il Signore degli eserciti per combattere sul monte Sion… Così il Signore di Israele proteggerà Gerusalemme; egli la proteggerà ed essa sarà salvata, la risparmierà ed essa sarà liberata” (Is 31, 4-5).
Dall’altro essi vogliono essere simbolo della forza di chiunque si abbandona alla volontà di Dio: “Il giusto è sicuro come un giovane leone” (Pr 28,1).
Maria, fortezza inespugnabile, è immagine della Chiesa perché è volto materno di Dio e al tempo stesso sua fedele serva.