Il Sacerdote peccatore amato

Il clero isernino si prepara alla Pasqua con il ritiro quaresimale predicato da Don Ponticelli

IL SACERDOTE PECCATORE AMATO

Il clero isernino si prepara alla Pasqua con il ritiro quaresimale predicato da Don Ponticelli

 Don Francesco Bovino

La riscoperta del perdono ed il ritorno all’amore misericordioso di Dio sono stati i temi centrali del Ritiro Quaresimale che il clero della diocesi di Isernia-Venafro ha vissuto alcuni giorni fa insieme al proprio vescovo Mons. Camillo Cibotti, come momento culminante della preparazione alla Pasqua. Per un sacerdote, infatti, l’evento pasquale riveste un ruolo centrale nel proprio annuncio e testimonianza. Il predicatore ospitato dalla diocesi è stato ancora una volta don Lello Ponticelli, docente di psicologia nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, psicologo e psicoterapeuta. Il tema scelto dal relatore per il ritiro è stato: “Intra tua vulnera absconde me – Il prete peccatore amato che riceve e offre il perdono”. In un clima di forte raccoglimento e di preghiera, don Lello ha proposto al clero un utile approfondimento sul significato del perdono cristiano e su come proprio il sacerdote deve essere il primo testimone della misericordia di Dio prendendo coscienza delle proprie ferite spirituali. Si può essere in grado di offrire il perdono solo facendo esperienza personale della gioia di averlo già ricevuto. Come diceva Don Tonino Bello, “le ferite del cuore, così, diventano “feritoie” attraverso le quali siamo raggiunti dalla grazia che viene a cambiare il nostro cuore”.  Il tempo di Quaresima in questo senso rappresenta un’occasione favorevole per rientrare in se stessi, per prendersi cura in maniera particolare della propria anima e della propria persona come chiamati. E questo avviene – ha sottolineato il predicatore – attraverso l’umile ammissione dei nostri limiti e delle nostre miserie che ci consentono di svuotarci di noi stessi per poterci riempire di Dio.

“Può risultare a questo punto utile – ha affermato don Lello – la celebre metafora del monaco trappista francese Dom Chautard che nel suo famoso trattato “L’anima di ogni apostolato” paragona il chiamato ad una cisterna che straripa. Per donare agli altri l’amore ed il perdono occorre anzitutto essere riempiti dall’amore e dal perdono di Dio. E una volta pieni si può “straripare” verso gli altri”. Con la felice espressione cara ad H. Nouewn, il sacerdote è un “guaritore ferito” che prende coscienza di essere un peccatore amato. Le tentazioni per un prete in genere sono due: o ci sentiamo solo dei guaritori, oppure ci sentiamo solo dei ‘feriti’, oscillando talvolta tra senso di onnipotenza e scoraggiamento ad oltranza. “In entrambi i casi ha concluso don Ponticelli –  ci potrebbe essere la non accettazione della nostra situazione di debolezza, dimenticando che abbiamo un tesoro in vasi di creta. Dirci e sentirci guaritori feriti significa sentirci bisognosi di guarigione, anche se nel frattempo siamo a nostra volta chiamati a fasciare le ferite di altri che il ministero ci fa incrociare”.