Il Cardinal Angelo Amato ha illustrato al clero di Isernia l’Esortazione Apostolica «Gaudete et Exultate»
“La santità del Presbitero alla luce dell’Esortazione Apostolica «Gaudete et Exultate» di Papa Francesco”. E’ stato questo il tema dell’incontro di Formazione Permanente del clero isernino che si è tenuto martedì 9 ottobre nel salone della parrocchia di “S. Giuseppe Lavoratore” ad Isernia. Apresentare un tema così attuale è stato invitato nella nostra diocesi una delle figure più eminenti della Curia Romana, il Cardinale Angelo Amato, salesiano, Prefetto Emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, teologo, specialista in Cristologia e fedelissimo di Papa Benedetto XVI. Alla presenza di S.E. Mons. Camillo Cibotti e di tutti i sacerdoti e i religiosi della diocesi, l’alto prelatoha dettato la sua meditazione riguardante la recente esortazione Apostolica di Papa Francesco “Gaudete et Exultate”, sulla santità nel mondo contemporaneo, analizzando alla sua luce la vocazione alla santità del sacerdote e soprattutto del sacerdote diocesano.
Partendo dall’ espressione del papa emerito che definisce il prete “una terra preziosa, collaboratore prezioso e dinamico per la diffusione nel mondo della parola di Gesù”, il card. Amato ha presentato il recente documento di papa Francesco come una sorta di vademecum della santità sacerdotale sotto la forma di una scala composta di 10 gradini che lo “portano dalla terra al cielo”.
Nel testo di Bergoglio, infatti, ha intravisto un percorso particolarmente adatto alla figura del sacerdote che più di tutti è chiamato a farsi santo. “È un decalogo che mostra la possibilità che il presbitero ha di accedere alla santità, anche a quella eroica, nel compimento stesso del suo ministero. Si tratta di una ascensione quotidiana verso il Tabor”.
“Essere pastori di anime – ha poi sottolineato – è insieme una missione e un mistero. Quante vite salvate, guarite, perdonate, raddrizzate, rasserenate, corrette, rilanciate dall’assoluzione del sacerdote. È la grandezza e il mistero del prete. Ecco perché Dio ha bisogno dei preti, per far rifiorire la gioia nei cuori, per sanare le ferite della vita, per benedire l’amore di una coppia, per rafforzare i propositi di bene dei giovani, per accompagnare gli anziani alle porte del cielo”.
La missione del presbitero passa, poi, nella quotidianità della vita di ogni giorno secondo la felice espressione di Papa Francesco che indica “i santi della porta accanto”. “Fanno parte dei santi della porta accanto – ha spiegato il prelato – anche i sacerdoti, i parroci, i viceparroci, i sacerdoti collaboratori nelle confessioni, nell’amministrazione dei sacramenti, nelle visite agli ammalati, nell’educazione dei giovani, nella catechesi”. E ha continuato: “non bisogna aver paura della santità. La santità non toglie forze, vita e gioia, ma, al contrario, promuove entusiasmo e dinamismo apostolico. Nella santità c’è la concreta verifica della possibilità stessa dell’essere cristiano. La santità è insita nella grazia del battesimo. Per questo l’unica vera tristezza è quella di non essere santi”. E questo vale soprattutto per il presbitero: “Incontrare un sacerdote è per i fedeli incontrare Gesù”.
don Francesco Bovino