GMG 2023 – In Portogallo la conferma che una nuova generazione di giovani “leader” è nata!

L’esperienza in Portogallo non è stata un semplice Camp estivo, non la “solita” Gmg, non qualcosa di prevedibile. È vero, abbiamo provato a prepararci (almeno la maggior parte di noi), già da un anno abbiamo tentato di creare le migliori condizioni per viverla al meglio, ma quello che ci attendeva lì è stato decisamente “di più”. Molto di più, molto altro.

Si sa che Gesù e le sue opere sono imprevedibili, non è una novità e non ho scoperto nulla di così sorprendente. Ma ora, nel tentativo di raccontare qualcosa, è così che sento di cominciare. La sensazione, a pelle, è che ci troviamo davvero in un cambiamento, in un tempo dello Spirito Santo che sta riversando sulla Chiesa e sui giovani benedizioni e novità. Ho la percezione di essere all’alba di un giorno splendido: chi ama la Chiesa, riceverà talenti e carismi straordinari per concretizzare la trasformazione che dal cuore del Padre è ansiosa di farsi vedere.

Con questi occhi provo a scrutare, a ripercorrere le giornate vissute in Portogallo, vedendo “altro” in ogni cosa, vedendo “germogli” di fiori nuovi, “profumi” che la storia già santa della Chiesa ancora non ha conosciuto.

Giovani unti dallo Spirito Santo, per la prima volta con un microfono davanti a centinaia di ascoltatori “toccati” dalle loro parole, voglia di fermarsi a parlare (finito l’incontro ufficiale!) di santità, disinvolti davanti a grandi proposte, pronti a rompere gli schemi partendo dal basso, che alla domanda “cosa potremo fare dopo?” rispondono “scuole di preghiera”, “percorsi per imparare la worship”, l’adorazione eucaristica. In molti ragazzi non ho visto la “paura”. E questo va detto! Forse noi continuiamo ad avere paura di loro, continuiamo a parlare di loro solo come di “fragili”, di generazioni a rischio. Sarà certamente vero, non voglio generalizzare, ma ce ne sono alcuni che “stanno avanti”, si sono alzati e vanno di fretta! Alcuni di loro, si vede da lontano che sono “leader”, stanno avanti e, bisogna dircelo, ci tocca imparare a stargli dietro. Non penso di esagerare se azzardo a dire questo: da alcuni ragazzi e ragazze che la Provvidenza ci sta facendo incontrare, ci toccherà imparare. Noi non abbiamo quella età: loro sì! Non frequentiamo i loro spazi: loro sì! Non parliamo quella lingua: loro sì!

Un santo Papa, ai suoi tempi, diceva che la gente non aveva bisogno di maestri ma di testimoni. Io oso aggiungere questo: il nostro tempo, sarà molto benedetto per noi più grandi, se saremo anche alunni. I giovani in cattedra e noi ad imparare… e a ringraziarli. Perché ce ne sono alcuni che parlano, che sanno parlare, perché sanno leggere. Certo hanno un dono di Dio, si vede! Non ce l’hanno semplicemente perché giovani, ma perché credenti ora, toccati dalla grazia a quest’età, cercatori di senso ora. Stanno cercando il loro presente e non il nostro. Stanno sognando il loro futuro, non il nostro. Perciò non è difficile credere che il Padre lo faccia conoscere ai diretti interessati. Senza fare il giro lungo, senza la nostra mediazione. Anzi, mediante loro, per arrivare a noi. Si percepisce una “linea diretta” tra Dio Padre e i giovani.

E siamo solo all’inizio!

Diamogli spazio, scommettiamo su di loro, togliamoli dai banchi, gettiamoli nella mischia: non hanno titoli ma di questa partita facciamoli titolari! Nel mondo e anche in Italia stanno spuntando come i funghi, più di quanti ne possiamo immaginare. Cerchiamoli, intercettiamoli, invitiamoli, investiamoli. Gesù sin dall’inizio ha fatto così e “copiarlo” ci conviene sempre.

A noi tocca però esserci: comunque sia hanno incredibilmente bisogno. Come stargli accanto: questa sarà la sfida!

Il Papa ha detto ai giovani che nella Chiesa c’è posto per tutti loro. Ma anche per tutti noi. Nessuno qui perde “il posto” perché ognuno potrà trovare quello giusto. Cambiarlo non significa perderlo!

Non saremo d’inciampo se maestri anche di ascolto e testimoni dalle orecchie grandi e aperte. Perché le loro profezie ci faranno tanto bene. Per non perdere altro tempo: alcune cose, nella Chiesa e nelle chiese, vanno cambiate. E ci sono già tra noi giovani che ci convincono. Hanno lo Spirito Santo, lo ascoltano, gli danno voce, ci credono… solo che lo dicono in un altro modo. Non sanno ripetere la lezione a memoria (non è il caso di chiederglielo) ma inquietarci con le stesse parole che dicevano al nostro Maestro: “Da dove ti vengono queste cose!”. Che immenso dono per noi, per tutti. E com’è bello esserci! Personalmente oggi non vorrei essere altro, non vorrei essere altrove. Sacerdote oggi, così, qui.

Torno dal Portogallo anche un po’ stanco però! In queste occasioni non mancano le tensioni, il sudore, la preoccupazione. La realtà è complessa e così anche le relazioni. Ma ne è valsa la pena. Perché già sento la gioia di ricominciare, di ripartire, di ritrovarci per ascoltare e pensare insieme il futuro. Tanti progetti già bollono in pentola e tanti altri ne verranno fuori.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti i compagni di viaggio, piccoli e grandi, con i quali ho avuto la gioia di condividere l’esperienza portoghese. Grazie ai ragazzi: non siete “utili”… siete “unici”, per dirla alla Francesco! Grazie ad alcuni genitori che si sono coinvolti, anche loro giovani in cammino, che hanno dato l’equilibrio giusto alle relazioni. Grazie alle famiglie portoghesi che ci hanno ospitato: che accoglienza e che generosità! Non potremo dimenticarla! Grazie ai sacerdoti, con i quali abbiamo vissuto da fratelli, sullo stesso piano. Grazie al Vescovo: attento, presente, “uno di noi” (così l’hanno definito i ragazzi!), ispirato negli interventi e allo stesso tempo capace di adattarsi in ogni cosa. Grazie a Papa Francesco: le sue parole fanno rumore e i ragazzi le capiscono al volo! Grazie alla Chiesa: ci ha generati, ci nutre, ci porta fuori, ci fa stare insieme, ci fa incontrare Gesù e in Lui sempre il meglio. Grazie Gesù!

Ora, voce un po’ di tutti, alcune piccole testimonianze di chi, soprattutto il Leadership Youth Camp l’ha vissuto da protagonista, organizzandolo, curandone la preparazione e animando con i talk e la preghiera i momenti più “nutrienti”, i più toccanti!


Per me il LYC 2023 è stata una bellissima avventura. È stata l’occasione perfetta per rinforzare la mia fede, insieme ad altri giovani che come me hanno scelto di intraprendere questa grande avventura. Il LYC offre spazi di divertimento e spasso, ma anche di immensa devozione e contemplazione. Ho conosciuto ragazzi di tanti Paesi diversi, tutti animati dallo stesso desiderio di far conoscere Cristo nel mondo, partendo da se stessi.

           Rafaella Figueredo

 

Per la prima volta dopo tanto tempo, in mezzo ai ragazzi del LYC e della GMG, ho percepito la Santità di Dio sulla mia pelle in una maniera molto tangibile. Talmente tanto tangibile che insieme con i ragazzi abbiamo sentito la chiamata di Gesù a vivere una vita santa e piena di gioia. Sì, la gioia della santità vissuta insieme, in amicizia. La gioia della santità stessa di Dio che ci rende partecipi della sua vita eterna piena d’amore. Una santità così straordinaria eppure umile. Una santità che si nasconde dietro le sembianze di un pezzo di pane e vino per diventare cibo di vita vera e bevanda di vita eterna. Una santità che ci mette in moto verso i nostri amici, le nostre parrocchie, i nostri paesi e il mondo intero. Questa è l’aria che si respirava a Lisbona: un’aria piena di gioia e di speranza che annuncia l’arrivo di una nuova ondata dello Spirito Santo nella nostra generazione. Un’aria santa. Un’aria che ha chiamato noi e tutti i ragazzi a diventare santi insieme per il bene del mondo e per la gloria di Dio!

       Luca Colacino

 

Quella del LYC è stata per me un’esperienza molto forte ed intensa, difficile da dimenticare perché mi ha toccata nel profondo. Ho fatto esperienza di un Padre che mi ama e, ci ama, senza misura, soprattutto attraverso: i volontari al lavoro per ciascuno di noi, tutte le persone della parrocchia di Padre Tiago che ci hanno accolti con gioia, i momenti di condivisione nel piccolo gruppo, le parole di coraggio e gli abbracci ricevuti dai compagni di viaggio, la calorosa accoglienza ricevuta nella casa dove sono stata ospitata, il nostro Vescovo Camillo Cibotti che si è “fatto ultimo” e ha vissuto con noi questo meraviglioso camp, il supporto e la fiducia di don Enzo nell’affidare a me e Giovanni un talk. Quest’ultimo, dal titolo “Eccomi Signore, manda me” (Isaia 6,8), è stato un modo per sperimentare ciò che lo stesso Isaia aveva vissuto. Infatti, le parole pronunciate ai tanti giovani, lì presenti, sono state possibili solo grazie al Padre. A Lui che mi ha toccata e che mi ha permesso di mettere da parte la vergogna e la timidezza, che per anni mi hanno assalita e impedito di parlare. Questa grande opportunità che mi è stata donata mi ha consentito, dunque, di fare esperienza della RISURREZIONE. Sì, proprio così, mi sono sentita risorgere. Perciò, a te, giovane o adulto che sia e che stai leggendo, chiedo questo: “Se a me è successo, perché non dovrebbe accadere anche a te?!”.

   Michela Castaldi

 

Durante il Leadership Youth Camp ho sentito la vera voce della Chiesa dei giovani, attraverso la preghiera, la worship, il divertimento e la fraternità. Sono ragazzi che vogliono affrettarsi e mettersi in cammino per cambiare le loro realtà, e che hanno solo bisogno di una spinta, di una guida, Gesù. Raccontando a questi ragazzi la mia storia e il mio rapporto con la fede, ho capito che anche molti di loro vogliono essere leader e guide per i loro amici, portando la propria testimonianza nelle loro realtà. E per fare questo hanno bisogno di parlare e crescere nella fede insieme ai loro coetanei. Bisogna lasciargli uno spazio in cui poter creare e condividere progetti, accompagnandoli nella preghiera. A mio parere, il LYC è stato per molti ragazzi l’inizio di una profonda ricerca rinnovatrice di loro stessi.

       Giovanni Sona

 

Il LYC è giunto al termine e non è facile descrivere ciò che abbiamo vissuto. È stato un mix di emozioni che ci ha travolti. Abbiamo avuto modo di relazionarci con realtà totalmente diverse dalla nostra e questo ci ha fatto crescere dal punto di vista umano è da quello della fede. Personalmente ho avuto modo di vedere il Signore all’opera. Ho avuto conferme e ispirazioni per ciò che il Signore mi chiede. È stata una bella sfida mettersi in gioco per l’organizzazione ed è stato bellissimo sentire i tanti “grazie” delle persone che hanno partecipato.

         Manuel Sisti


Mentre stavo per chiudere l’articolo mi è arrivato un messaggio a sorpresa. Non l’avevo chiesto… è stata una sua iniziativa. È di Virginia, la più piccola del gruppo, 14 anni, a settembre andrà alle superiori…

Sono passati solo pochi giorni dall’esperienza vissuta, forse, il tempo per assimilare non è stato molto ma abbastanza per capire ciò che ho vissuto. Parlo al singolare perché in passato non ho mai avuto modo di fare un’esperienza del genere. Soffermarsi al ballo, al canto o alle risate non basterebbe. Le amicizie sono state tante ed ho avuto modo di legare con molte persone che mi hanno insegnato molto. In ognuno ho trovato qualità uniche ed ho provato ad assorbire qualcuna di esse. Sono partita pensando: “Sicuramente non mi divertirò perché pregheremo solamente”. Poi qualcosa in me è cambiato, non solo umanamente ma anche spiritualmente. Non mi sono avvicinata a Dio ma l’ho toccato con mano. Ricordo bene prima di andare al camp feci un discorso in cui esponevo la mia teoria, secondo la quale un cristiano può essere tale anche non andando a messa. Ho cambiato idea. Poco prima di arrivare al camp dissi con fermezza che io credo in Dio ma che non prego spesso. Prima di andare al camp dissi di essere cristiana ma non ne comprendevo l’essenza. Con questo non voglio dire che sono diventata un’altra persona, ho solo scoperto una parte di me che prima non conoscevo. Ho avuto la possibilità di vedere l’altra faccia del cristianesimo, non solo quella bella bensì quella che ti aiuta a capire chi sei. Non lo nego, questo messaggio lo sto scrivendo con qualche lacrima che mi riga il viso, non lacrime di tristezza bensì lacrime di gioia per ciò che ho vissuto e di speranza che qualcuno come me possa cambiare. Auguro a tutti di poter vivere ciò che ho vissuto io.

Don Enzo Falasca


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