Grande successo della quarta edizione all’Abbazia di San Vincenzo al Volturno
a cura di Antonio Perrotta
Dal 19 al 22 luglio, si è tenuto il consueto appuntamento di studio e di approfondimento sul Canto Gregoriano organizzato dall’Ufficio liturgico diocesano in collaborazione con la comunità monastica di San Vincenzo al Volturno e con i patrocini del Pontificio Istituto di Musica Sacra (PIMS), dell’Abbazia di Montecassino, dell’International Association Vox Gregoriana. Il Corso di quest’anno – che ha registrato, in totale, una cinquantina di partecipanti – è stato caratterizzato da un notevole incremento della proposta didattica, la quale, tra l’altro, promette grandi novità per il futuro prossimo. Ha preceduto l’apertura del Corso, l’introduzione dell’Abate di Montecassino Dom Luca Fallica OSB, la lezione monografica sulla Salmodia e sul proto-gregoriano del Professor Monsignor Alberto Turco e due seminari (Il canto nella quotidianità e Le cantillazioni del Celebrante). Successivamente è stata la volta delle lezioni tenute da Don Nicola Bellinazzo, Don René Javier Hernandez Vélez e Marco Di Lenola, rispettivamente articolate sulla teoria, sulla pratica, sulla modalità, sulla prassi liturgica e sull’accompagnamento del Canto Gregoriano. Infine, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Camillo Cibotti ha presieduto la celebrazione conclusiva e ha consegnato gli attestati ai partecipanti, invitandoli tutti alla prossima edizione (che si terrà nelle medesime date del 2024). Degna di nota la presenza del Maestro Monsignor Vincenzo De Gregorio – Preside del PIMS, giunto al termine del suo mandato – che ha tenuto la lectio conclusiva e che ha ricevuto un presente da parte del Vescovo come segno di riconoscenza per le attenzioni da lui prestate verso le attività liturgico-musicali diocesane. Da registrare il consenso unanime dei partecipanti – lo si può evincere da alcune delle testimonianze che qui sotto vengono riportate – alcuni dei quali sono giunti appositamente dall’estero per prendere parte a questo Corso:
Edson Ramos: Ho vissuto queste giornate in modo appassionato, colpito dalla partecipazione di quanti si avvicinavano per la prima volta al Canto gregoriano. Il prof. Di Lenola – che è mio docente al PIMS – mi ha chiesto di assisterlo per le lezioni di Accompagnamento. Ho potuto percepire, così, la necessità di dovermi formare al meglio – la mia Diocesi in Messico mi ha inviato a Roma proprio per questo – per poter contribuire anche io, poi, a formare quanti vogliono lodare il Signore attraverso il canto liturgico.
Tabita: In quanto postulante di San Vincenzo al Volturno, ho iniziato a conoscere la vita monastica. Curiosità e meraviglia sono state le sensazioni provate durante il Corso, dal momento in cui ho compreso di trovarmi davanti a un’altra parte importante della grande tradizione monastica. Mi ha colpito la dimensione universale di una preghiera cantata che va oltre il tempo e lo spazio. Io stessa ho potuto sperimentare che quando si canta un’Antifona, una Sequenza o un Graduale veniamo a contatto con la stessa preghiera del notatore, l’attualizziamo e la facciamo diventare nostra.
Don Fernando Cruz: In corsi come questo il tempo disponibile per approfondire le grandi argomentazioni sul Canto Gregoriano è sempre poco, ciononostante ho apprezzato la densa e precisa programmazione e la competenza dei docenti. Il prof. Bellinazzo ci ha fatto ben comprendere il significato melodico di alcuni brani molto complessi. Allo stesso modo, ho appreso molto sulla modalità grazie al prof. Hernandez. La lettura “sinergica” delle tre espressioni melodiche del Graduale Triplex mi è parso un richiamo davvero considerevole.
Suor Dulce Niña Cunietti: Per noi religiosi la liturgia è un luogo di contatto vivo con la Parola. Nella Liturgia delle Ore preghiamo con i testi che Dio ha messo nel cuore dell’uomo. Va da sé che una forma di preghiera così elevata richieda consapevolezza e impegno! Per questo, io e altre consorelle della comunità del Verbo Incarnato abbiamo partecipato al Corso e speriamo di poter ripetere la nostra presenza nella prossima edizione. La nostra gratitudine va a coloro che si dedicano all’insegnamento di questo canto. Auguriamo agli organizzatori che quest’iniziativa continui a diffondersi!
Matteo Di Franco: al termine del Corso, è stata celebrata la Messa accompagnata dai corsisti, i quali si sono divisi nei vari compiti delle diverse parti da cantare. In un mondo che corre e che considera il canto della Chiesa come una cosa vecchia, vedere al Corso una significativa presenza di giovani ha suscitato in me una riflessione: cosa può offrire, soprattutto ai giovani, una liturgia che si adegua al mondo? Da seminarista, credo che sia doveroso puntare a queste “cose sante”, che la mondanità, di certo, non può offrire.
Tra i corsisti non è passata inosservata la presenza del medico, psichiatra e psicoterapeuta Pasquale Tripepi, autore di pubblicazioni scientifiche su psicosomatica e comunicazione efficace. Quest’ultimo ha parlato del nostro Corso come «opportu
nità di crescita integrale della persona», laddove «docenti di assoluto profilo accademico hanno saputo misurarsi con la diversità di livello di preparazione dei partecipanti», esponendo i concetti con «chiarezza, senza sterili accademismi […] senza mai rinunciare a dare spessore culturale, puntando alla verità delle cose». Tripepi – che si è avvicinato al Corso, oltre che per passione personale, per motivi di studio e di ricerca – ha voluto sottolineare quanto le neuroscienze mettano in evidenza i vantaggi del Canto gregoriano:
La ricerca sull’impatto dell’ascolto e dell’espressione permette di confermare gli esiti positivi sulla funzionalità cerebrale e sul benessere dell’intero organismo. Già ad un primo livello di valutazione, è possibile osservare come questo canto riorganizzerebbe i ritmi del cervello sulle cosiddette “onde alfa”, note come onde del benessere e della quiete. L’ascolto e/o la produzione del gregoriano può offrire la possibilità di ristoro dai ritmi frenetici e da disfunzionalità, che orientano il vissuto al disagio e il funzionamento a stress; inoltre, permette di potenziare il buon umore, ma anche la capacità di memorizzazione e di apprendimento, con ulteriori vantaggi nella gestione del quotidiano. Dunque, con il Canto gregoriano possiamo cogliere ogni creatura nella sua inscindibile unità psicofisica e confermare le molteplici opportunità di servizio alla persona.
Egli conclude, annotando come nell’esecuzione monodica si possa gustare la bellezza del canto comunitario – fisiologicamente percepito come cuor solo e anima sola, dal momento in cui è stato dimostrato che finanche i cuori dei cantori arrivano a battere all’unisono – e auspicando che questa esperienza formativa possa proseguire e crescere ulteriormente nelle prossime edizioni.
Photogallery del Corso
- Da sinistra (prima fila), la Priora, il Vescovo e il Preside del PIMS.
- Dalla seconda fila (seduti a destra), docenti e corsisti.
- Una delle classi durante la lezione.
- Celebrazione conclusiva presieduta dal Vescovo e animata dai corsisti.