Celebrata nella Cattedrale di Isernia la solennità dei Santi Apostoli
In concomitanza con la tradizionale fiera di Isernia, la diocesi ha celebrato venerdì 29 giugno la solennità dei Ss. Pietro e Paolo nella cattedrale di Isernia, intitolata proprio al primo successore di Cristo. Un’occasione speciale per ricordare anche il quarto anniversario della presa di possesso canonico del vescovo. In una chiesa gremita di fedeli e alla presenza di buona parte del clero diocesano, il vescovo, riprendendo le parole della liturgia, ha voluto proporre soprattutto ai sacerdoti l’esempio dei due grandi apostoli della cristianità. Prima l’episodio di S. Pietro in catene per il vangelo. “Quante catene – ha affermato Mons. Cibotti – impediscono spesso ai sacerdoti di essere lievito, testimonianza ed esempio per il popolo di Dio. Come le catene dell’apostolo liberato da Dio così anche le nostre devono essere infrante con la forza dello Spirito Santo, con la preghiera e con la coerenza di andare incontro ai fratelli in spirito di accoglienza ed amore”. Dalle parole dell’Apostolo Paolo, poi, il vescovo ha colto l’invito ad essere sempre più uomini di fede e “percorrere la strada della vita incontro al Signore con fedeltà, con la gioia di chi vuole compiere il suo volere e alla fine della vita sperimentare la dolcezza di un’eternità felice”
La festa dei due apostoli, da qualche anno, è anche l’occasione per il rinnovo del mandato diocesano ai Ministri Straordinari dell’Eucaristia provenienti da tutte le parrocchie del territorio. Anche a loro si è rivolto il vescovo nella sua omelia additando l’esempio dei due insigni seguaci di Cristo. “Essi incarnano – ha detto Mons. Camillo – il modello dei chiamati da Dio a collaborare con Lui alla salvezza delle anime”. E questo nonostante le diversità dei caratteri e delle personalità quasi opposte. A dimostrare che il Signore chiama persone di ogni tipo e di ogni estrazione a portare il lieto annuncio del vangelo. “ Il vostro è un compito delicato – ha continuato il presule – voi siete incaricati di portare Cristo nell’Eucaristia per dare sollievo agli ammalati e conforto ai sofferenti. In loro voi, come angeli inviati dalla comunità, riconoscerete quel Cristo che sacramentalmente donate loro, trovando immensa ricompensa nel sorriso e nel ‘grazie’ di chi malato si sente curato dalla vostra vicinanza”. Emozionante, poi, è stato il momento vero e proprio del Mandato, quando questi semplici uomini e donne (circa un’ottantina) si sono alzati in piedi rispondendo alla chiamata del sacerdote e rinnovando il loro impegno con un deciso “sì, lo voglio”.
don Francesco Bovino