La nuova scuola sulla via educativa del discernimento

I docenti di Religione Cattolica della diocesi hanno partecipato al Convegno IRC Abruzzo-Molise

La nuova scuola sulla via educativa del discernimento  

Sabato 14 settembre 2019

I docenti di Religione Cattolica della diocesi hanno partecipato al Convegno IRC Abruzzo-Molise 

Paolo Greco 

La scuola nel cambiamento d’epoca: la via educativa del discernimento”: è stato il tema del Convegno Pastorale della Scuola Abruzzo-Molise. Una giornata di formazione per i docenti di religione, operatori pastorali ed educatori parrocchiali per interrogarsi sulla presenza della Chiesa nella scuola e per la scuola. Soprattutto per riscoprire la fiducia nell’istituzione scolastica e quale sia il ruolo dell’insegnamento di religione. L’argomento ha suscitato molta curiosità e l’adesione è stata numerosa, superiore ad ogni aspettativa. Anche la diocesi di Isernia-Venafro è stata presente con circa trenta docenti di religione. I quali sabato mattina si sono ritrovati all’alba con zaino in spalla e scarpe comode, guidati da Suor Giuseppina Iadanza segretaria dell’ufficio Scuola diocesano, in un clima di gioioso ascolto, per mettersi in viaggio verso le colline di Francavilla a mare, la sede dell’incontro.

La riunione è entrata nel vivo sin dalle prime battute, con alcune provocazioni poste dal professore Ernesto Diaco Direttore UNESU-CEI: che tipo di persone vogliamo formare? Che tipo di uomo desideriamo accompagnare verso il futuro? Quale cittadino educhiamo ed inseriamo nella società? A cui ha fatto eco l’esortazione della Dottoressa Anna Paola Sabatini Direttore Generale USR Molise: la scuola non può e non deve fare cadere nel vuoto la domanda di felicità dei nostri studenti. A partire da questi interrogativi si è approfondito il tema. La sociologa Cecilia Costa, membro laico della consulta per il Sinodo dei Giovani, nel mutato e problematico contesto storico e culturale ha sollecitato a cambiare i codici relazionali e mettere in atto un’educazione da cuore a cuore. Mentre la testimonianza di Caterina Provvisiero, Dirigente scolastico, ha richiamato tutti gli attori educativi, a sapere dedicare attenzione ad ogni studente, non solo organizzare ma principalmente accompagnare nell’orientamento e valorizzare le attitudini dei ragazzi, affinché diventino uomini giusti, proiettati verso i propri progetti di vita. Le parole che più sono risuonate nell’aula del convegno sono state: “rispetto”, “condivisione”, “umiltà” ed “empatia”. Termini che ogni docente e ogni dirigente deve fare propri e mettere in pratica.

Sergio Cicatelli, direttore del Centro Studi per la Scuola Cattolica della CEI, ha affermato che nonostante tutte le riforme scolastiche, la scuola è afflitta da alcuni problemi reali che ci devono fare riflettere: dispersione scolastica, soprattutto nel sud Italia, il precariato permanente degli insegnanti, la dimensione della multiculturalità e il rapporto tra centralismo e statalismo. A questi si devono aggiungere gli ultimi dati del Rapporto Ocse 2019: la scolarizzazione interessa il 90% dei giovani italiani; il numero percentuale dei NEET è molto elevato, così come la disuguale distribuzione dei livelli di apprendimento che mostrano un’Italia a due velocità, il nord più veloce mentre il sud è più lento; la spesa media per studente rispetto alla spesa europea è bassa ed il corpo docente è anziano; inoltre il declino demografico nei prossimi anni inciderà fortemente sull’organizzazione della futuro scuola. Questi dati richiedono nuovi investimenti per la scuola, da una parte per i docenti, a cui riconoscere un reale prestigio sociale, rendere sempre più motivati e professionalmente competenti, dall’altra parte per un nuovo patto educativo tra  famiglia e scuola.

Monsignor Lorenzo Leuzzi vescovo di Teramo-Atri membro della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università ha invitato i docenti a sapere discernere e comprendere il complesso tempo presente. Senza paure e tentennamenti. Il cristiano deve sapere leggere la modernità e cogliere l’intervento di Dio nella storia. Soprattutto deve recuperare la dimensione del sapere agire, come homo contruens, per una progettualità in cui testimoniare la ricchezza ontologica che ha ricevuto in dono. La vocazione dell’insegnante di religione è quella di costruire la scuola nel qui e ora della storia.

Dopo l’ascolto è seguito un momento di condivisione e confronto tra i presenti, attraverso dei gruppi di lavoro, organizzati per ordine e grado di scuola differenti. Il metodo utilizzato è stato quello del compito di realtà attraverso la didattica del Debate applicata secondo le dinamiche di un processo giudiziario, dove l’imputato era la scuola (che si è avvalsa della facoltà di non rispondere). Si è dibattuto ponendosi in un campo “pro” la difesa  o nell’altro “contro” il pubblico ministero. In cui la giuria popolare alla fine ha dovuto emettere la sentenza. Il risultato di questo interessante confronto è stato differente secondo i diversi gruppi di lavoro, tra la non assoluzione con formula piena e la colpevolezza. Al termine, tutti insieme hanno ritenuto di assolvere la scuola da ogni colpa perché nonostante i ritardi e le manchevolezze “chi condanna la scuola, condanna sé stesso”.