La “Chiesa domestica” al tempo del coronavirus

L’Ufficio per la Nuova Evangelizzazione accoglie l’appello del Vescovo

“Questo è il tempo di valorizzare il sacerdozio battesimale di tutti i fedeli, nonché il ruolo della famiglia come piccola Chiesa domestica, favorendo nuovi spazi e ulteriori modalità per la preghiera e l’ascolto della Parola di Dio”. Con queste parole contenute in una lettera ai presbiteri, religiosi e diaconi, del 10 maggio scorso, il nostro Vescovo, pensando a come “ripartire” ci ha incoraggiati ad uscire fuori dagli schemi pastorali già conosciuti e a sperimentare nuove vie, valorizzando soprattutto il Matrimonio, come sacramento per la missione, accanto a quello dell’Ordine. L’Ufficio per la Nuova Evangelizzazione è testimone proprio di questa meraviglia, di un tempo vissuto nell’impossibilità di muoverci ma dando spazio alla creatività e valorizzando la possibilità per le coppie di incontrarsi ciascuno nella propria casa, e continuare i cammini di fede intrapresi. Vediamo come sono andate le cose, direttamente dalla viva voce degli sposi che l’hanno guidata e vissuta.

La prima coppia ci racconta la propria esperienza così: “Ciao a tutti, siamo Marco e Pina, della parrocchia di Macchia d’Isernia. La scorsa estate, abbiamo partecipato al  Convegno di Mistero Grande a Sacrofano, dove ci è stato presentato un percorso della durata di due anni (8 incontri per ogni anno, una volta al mese), che si chiama: “A2A2 li mandò”, rivolto a giovani coppie di sposi (0-7 anni di matrimonio) che desiderano scoprire, conoscere e approfondire la grazia del Sacramento che hanno ricevuto il giorno delle nozze. «A2A2 li mandò» è un cammino mistagogico, cioè un’introduzione al Rito del Matrimonio, che aiuta le giovani coppie, a prendere maggiore consapevolezza di ciò che è accaduto il giorno delle nozze, per scoprire che quanto celebrato non è un rito da dimenticare ma da concretizzare e vivere nella quotidianità del loro essere sposi cristiani. Di rientro dal Convegno, dopo esserci consultati con il nostro parroco, abbiamo avviato il percorso, al quale hanno aderito 8 giovani coppie. Il 7 giugno si è tenuto l’ultimo incontro del primo anno, ma la cosa bella è che abbiamo continuato anche durante i mesi chiusi in casa, mandando i video alle coppie che, dopo averli visionati ci hanno girato le loro condivisioni, dalle quali abbiamo compreso che, anche se a distanza, si erano coinvolti davvero tanto”.

La seconda coppia, Paolo e Anna, invece, ci racconta un’altra esperienza, coordinata da loro e vissuta con le coppie sposate da più di 10 anni: “In questo tempo di pandemia abbiamo sperimentato, come tutti, soprattutto la mancanza di relazioni, di contatto fisico con le persone che fanno parte della nostra vita quotidiana; tra queste un gruppo di 14 coppie di sposi che aveva iniziato a novembre scorso il percorso «Sposi con Gesù»,  finalizzato a far scoprire e sperimentare sempre più la potenza e presenza di Gesù Sposo nella vita di coppia. Nel mese di marzo abbiamo dovuto «sospendere» anche questi incontri; ed è stato proprio in questo momento che lo Spirito Santo ha suscitato un’altra modalità con la quale potevamo continuare a vederci restando ognuno nella propria Chiesa domestica. Ci siamo attivati contattando le singole coppie e proponendo loro di continuare, ognuno a casa propria, il cammino iniziato guardando i video del percorso e condividendo tra coppie, a fine incontro in videochiamata, le sensazioni e riflessioni emerse. è stata un’occasione per sperimentare ancora una volta che la creatività dello Spirito Santo fa nuove tutte le cose e che la Chiesa domestica è realmente luogo dove si sperimenta la presenza viva di Gesù”.

E infine, la terza coppia, Piero e Carla, così ci narra quello che hanno continuato a vivere al tempo del coronavirus: “Siamo una coppia cattolica e siamo genitori di due bambini. Con il nostro parroco, abbiamo intrapreso un cammino di fede, per preparare a casa i nostri figli a ricevere i sacramenti della confessione e dell’Eucaristia, e così la nostra casa è diventata «Cate-casa». Durante queste settimane di quarantena, caratterizzate da dubbi e sconforto, non è mai mancato un momento per dedicarci, tutti insieme a Gesù, attraverso letture bibliche, commenti, canti, lodi, preghiere e piccoli simboli creati da noi. La fede è come i figli, un dono da custodire e far crescere soprattutto in questi momenti inaspettati”.

Don Enzo Falasca