Mons. Camillo Cibotti ha guidato migliaia di fedeli da tutta la diocesi nel Pellegrinaggio a Roma per varcare la Porta Santa
di don Francesco Bovino
É ancora forte nel cuore dei fedeli l’emozione vissuta lo scorso 29 marzo in occasione del Pellegrinaggio organizzato dalla diocesi di Isernia-Venafro alla Basilica di San Paolo fuori le mura di Roma per varcare la Porta Santa e vivere il Giubileo insieme al proprio pastore.
“Oggi attraversando la porta Santa noi abbiamo compiuto un gesto che ne richiama un altro ancora più autentico: il passaggio di un’altra porta che è Cristo. Attraverso di Lui che ha detto “io sono la porta” oggi esprimiamo il desiderio di non uscire più da questa casa, di non abbandonare più la presenza di Cristo Gesù nella nostra vita”.
Sono queste le parole con cui S.E. Mons. Camillo Cibotti, vescovo di Isernia-Venafro, ha accolto gli oltre duemila pellegrini che da tutta la diocesi si sono stretti intorno al loro pastorale per un evento straordinario che rimarrà per sempre nei loro cuori. Una giornata di grazia e di fraternità come poche viste nella storia della nostra comunità diocesana.
In una basilica stracolma e silenziosa, la folla di fedeli provenienti da quasi tutte le parrocchie della diocesi, si è stretta intorno al suo pastore per vivere con profonda emozione un’esperienza unica di fede e di comunione fraterna.
“Questo nostro pellegrinaggio – ha sottolineato Mons. Cibotti – ci vuole portare a varcare la soglia del nostro orgoglio e della nostra superbia per entrare nella nostra vera casa in cui incontriamo il Signore”. Il Giubileo, infatti, è tempo in cui sperimentare nuovamente la vicinanza di Dio e chiede a ciascuno di oltrepassare i confini di una esistenza chiusa nel proprio io, di ritrovare se stesso in un viaggio di ricerca interiore e, ancor più, di camminare verso la salvezza che è Cristo.
È proprio in questo spirito che i fedeli della diocesi di Isernia-Venafro hanno vissuto una giornata indimenticabile che ha avuto il suo culmine nella solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Camillo circondato da tutti i parroci della diocesi che sono stati per tutti segno di fraternità ed unità.
Come ha voluto sottolineare lo stesso Mons. Cibotti: “Ringrazio tutti voi, carissimi, che oggi avete dato un esempio stupendo di comunione e di unità. E ringrazio i vostri parroci che in silenzio e discrezione hanno saputo guidarvi in questo pellegrinaggio romano”.
L’esercizio del Pellegrinaggio, in effetti, richiede l’unità e la gioia dello stare insieme. Il Giubileo chiede di mettersi in cammino e di superare i nostri confini. Quando ci muoviamo non cambiamo solamente un luogo, ma trasformiamo noi stessi, incontriamo gli altri, condividiamo con altri fratelli la bellezza dell’incontro e dell’amicizia.
Ancora Mons. Cibotti: “Entriamo in questa casa per vivere con Cristo i nostri rapporti familiari, coniugali e amicali con la certezza di appartenere a Cristo nel quale cominciare a costruire in noi un edificio santo, come questa magnifica Basilica, così ricca e splendente. La sua luminosità ricorda la luce della nostra anima che ospita Gesù e che diventa una luce contagiosa per il mondo”.
Il pellegrinaggio cristiano è, difatti, un viaggio compiuto per ripercorrere spiritualmente la sequela di Gesù e per rappresentare simbolicamente il proprio proposito di camminare verso di Lui.
Un andare finalizzato, un tempo che l’individuo stralcia dalla continuità del tessuto ordinario della propria vita (luoghi, rapporti, produzione di reddito), per connettersi a Dio.
Nasce anche dal desiderio di spezzare una routine e riconnettersi con sé, le proprie idee e i propri valori, la propria fede ed emotività. È una ricerca di sé e di Dio che passa anche attraverso il contatto con altre persone, spesso sconosciuti, che dividono questa esperienza. È un momento intenso, che ci si porta dietro per tutta la vita e che spesso cambia il modo di vivere la quotidianità e la fede. Come dice Papa Francesco nella “Spes non confundit” «Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita».
Ringraziamo il Signore per averci donato la gioia di vivere un avvenimento così straordinario ed importante per la nostra vita di fede e con le parole del vescovo ci auguriamo di “tornare alle nostre vite da persone nuove così che chiunque ci incontri possa chiedersi cosa ci è successo e vedere splendere in noi la luce di Cristo”.
articolo sull’Osservatore Romano [leggi]
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